Trota Marmorata in Friuli: Intervista a Alessandro Hoban

Nelle ultime settimane sta rimbalzando sui social network una discussione sulla trota marmorata e sulle sue misure minime. Pare infatti che le amministrazioni del Friuli Venezia Giulia stiano pensando di abbassare la misura minima della marmorata a 25 cm.

Una notizia che come potete immaginare ha fatto indignare molti pescatori, anche fuori regione, e che si sono mobilitati subito per cercare di fermare questa “sperimentazione” sulla gestione della trota marmorata (Come piace chiamarla ai promotori).

La scorsa settimana abbiamo parlato della petizione nata sul web per manifestare il proprio dissenso verso l’abbassamento della misura minima per la trota marmorata, oggi abbiamo voluto intervistare Alessandro Hoban, un pescatore che vive da anni quelle acque interessate da questa “sperimentazione” e che segue molto da vicino la faccenda.

Benissimo Alessandro, io direi di partire dal principio, spiegaci chi sei e di cosa ti occupi!

Mi considero una persona che ha avuto la fortuna di vivere a contatto con uno dei più bei fiumi esistenti. Ho sempre avuto (fin dai miei primi ricordi) una forte attrazione per l’acqua e la passione per la pesca è stata la logica conseguenza di nascere e crescere in un contesto famigliare in cui era difficile trovare qualcuno che avesse interessi diversi.

Ho frequentato il corso di Biologia all’università di Trieste non portando però a compimento il percorso solo perchè ho avuto l’occasione di entrare a lavorare in un impianto ittico sperimentale dedicato alle specie d’acqua dolce ”calda” (anguille, ciprinidi, stryped, storioni etc). Questo mi ha permesso di mantenere il contatto anche in campo professionale con la passione per i pinnuti.

alessandro-hoban-trota-marmorata

Dal punto di vista alieutico, pur avendo provato diverse tecniche , ho sempre preferito quelle ad esche artificiali, mosca dapprima e spinning in seguito. Mano a mano che l’esperienza maturava assieme alle catture cresceva anche la consapevolezza che l’ecosistema fluviale fosse qualcosa di più di un punto di sfogo o di raccolta di soddisfazioni aliuetiche.

Quasi per caso ho iniziato ad addentrarmi nel mondo dell’autocostruzione, del quale faccio ancora parte e che posso considerare come parte inscindibile dallo spinning alla marmorata. Ho avuto l’occasione di conoscere diversi personaggi orbitanti attorno al concetto di ”pesca alla trota marmorata” e grazie a questi, poi diventati parte integrante delle mie più care amicizie, abbiamo fondato il primo forum virtuale dedicato ai pescatori del fiume Isonzo. Lo scopo era quello di raccogliere quante più persone possibile che avessero la nostra passione in comune, condividere le esperienze e sensibilizzare verso una pesca responsabile.

Questo progetto è inevitabilmente giunto al termine della sua vita operativa (vista la preponderanza dei social) non senza lasciare in eredità l’associazione che ne prende il nome ”Fiumeisonzo” del quale sono stato nominato presidente e che svolge un ruolo di contatto/collaborazione tra i pescatori e i gestori del nostro collegio

Veniamo ora al caso trota marmorata, misure minime e regione Friuli. Cosa sta succedendo?

Piccole trote marmorate

Come ogni anno, al termine dell’estate viene definito, proposto e approvato il Calendario di Pesca Sportiva che definisce le regole per la stagione successiva. L’organo deputato a tale scopo è l’assemblea dei consiglieri, figure regolarmente elette dai pescatori in qualità di loro rappresentanti. Ogni collegio è un’unità territoriale infra-provinciale che delimità una specifica area di bacino.

Ogni singola realtà possiede determinate caratteristiche (e alle volte uniche) in termini di acque e pesci come attestato dalla Carta Ittica del F.v.g. (corposo e utile documento che necessita però di aggiornamento). Tali qualità naturalistiche/alieutiche dovrebbero essere soggette a dei modelli gestionali calibrati che tengano conto della ”diversa peculiarità” dei corpi idrici e dei loro ecosistemi. Se a questo aggiungiamo le direttive Europee in materia di conservazione delle specie autoctone a fronte della progressiva eliminazione di quelle alloctone allora il quandro diventa chiaro.

La definizione di alloctono (e le sue logiche applicazioni) porta progressivamente a ridurre le semine di pronto pesca (fario e iridea) nei corsi principali, relegandole ai corsi di pregio minore con conseguente ”riduzione dei punti di sfogo” per chi vede nella pesca solo il concetto di cestino.

Si è tentato di ovviare seminando marmorata pronto-pesca, di taglie anche considerevoli ma, se da una parte i costi sono da considerarsi elevati rispetto ad un iridea di taglia minore, dall’altro questa politica ha in un certo senso ”abituato” il pescatore al ”regina di taglia e cattura facile”. Ed ecco che è nata una nuova generazione di ”marmoratisti” che hanno perso di vista l’essenza della pesca stessa alla marmorata.

Per questo motivo e cioè per i costi di gestione, per la necessità di pronto-pesca abbondante per assicurare introiti da licenze e per le nuove modalità di approccio al fiume (e sotto sotto per la sempre presente pressione delle grandi società di pesca) è stato proposto questo modello ”innovativo”: portare in alcuni tratti sperimentali la misura per il trattenimento da 35cm a 25 cm.

In consiglio, alla prima proposta alcuni consiglieri hanno abbandonato la seduta rendendo nulla la votazione per mancanza di numero legale, ma la questione è tutt’altro che conclusa, dato che è prossimo un altro consiglio dei rappresentanti.

Se volessimo fare i conti della serva, come è messa questa proposta “innovativa” in consiglio? Ha i numeri per andare avanti?

Questa è una domanda la cui risposta arriverà unicamente a consiglio chiuso. L’attenzione verso l’esito è massima e non nascondiamo la preoccupazione, non legata esclusivamente all’esito stesso quanto al implicito significato che un eventuale approvazione porterebbe con se. Non mi piace la parola ”sconfitta” perchè trovo sia inadeguata a decrivere l’eventuale nuovo scenario ma sicuramente il ”senso di criticità” che percepisco attorno a me ne è paragonabile come sensazione.

Però sedersi ed aspettare sembra essere la cosa meno appropriata in questo momento. Sicuramente mettere in evidenza un dissenso può innescare dei processi in cui i numeri entrano in gioco come elementi strategici o in casi estremi demagogici. Inoltre, pur avendo già avuto dei sentori, siamo stati messi al corrente a cose fatte con pochissimo tempo di reazione a disposizione.

Trota marmorata contro pronto-pesca

Però direi che nonostante il poco tempo vi siete mossi subito e state attirando molte attenzioni, come sta andando?

Immediato è stato l’invito a portare a conoscenza la situazione da parte di chi ha presenziato all’assemblea così come immediata è stata la nostra risposta.

Difficile è stato concretizzare il pensiero a parole, data la delicatezza dell’argomento e la nota natura caleidoscopica della comunità dei pescatori. Ho scritto di getto la prima cosa che mi è venuta in mente, ciò che avrei detto di persona se avessi avuto davanti l’assessore della Regione Paolo Panontin. Ne è nata un riflessione che postata semplicemente sul mio profilo (senza tag aggiunti) che è stata immediatamente condivisa espandendosi a macchia d’olio. Era la naturale reazione che ci si aspettava quando si uniscono le parole ”marmorata” e ”misura minima a venticinque centimetri.

Poi uno dei contatti sul social ha proposto di creare una petizione on-line su change.org per raggiungere e invogliare coloro che non hanno troppa dimestichezza con le parole e le mail. Teniamo presente una cosa: il fattore tempo! Quattro giorni per convincere un migliaio di persone a firmare e a scrivere un centinaio di mail sono già un risultato soprattuto se teniamo conto di due fattori:

  1. Primo molte firme e mail provengono da fuori regione e quindi possono considerarsi come rappresentative della componente turistica disposta un giorno a venire a visitarci. Se è vero che l’E.T.P. punta sul turismo e sulla qualità delle acque non può permettersi di deludere potenziali introiti. Siamo una regione di collegamento con Austria, Slovenia e resto dei Balcani e non abbiamo nulla da invidiare ai vicini. Un turista, di fronte ad una scarsa qualità della pesca, preferirebbe tirare avanti verso mete più desiderabili come l’Isonzo sloveno etc.
  2. Secondo: tralasciando le firme della petizione per un momento, bisogna tenere conto che sono state fatte delle riflessioni da parte di personaggi importanti del panorama sportivo italiano, quindi una certa risonanza c’è stata e sicuramente ha smosso qualcosa vista la famosa telefonata de presidente Fantin a Matteo de Falco dopo l’intervento di quest’ultimo sula questione.

Ho appena ricevuto una telefonata dal Presidente dell’E.T.P Flaviano Fantin (che mi ha ricordato iniziative come l’…

Posted by Matteo De Falco on Martedì 8 settembre 2015

Ecco, proprio di quella telefonata vorrei parlare. Il presidente Fantin ha telefonato anche a voi che state portando avanti questa battaglia?

Non abbiamo ricevuto nessuna telefonata. Siamo degli outsiders in quanto è la prima volta che ci confrontiamo direttamente su un tema come la tutela del patrimonio salmonicolo. Sarebbe stato interessante e gradito un incontro per confrontrarci direttamente, ma dobbiamo rispettare comunque le gerarchie istituzionali e lasciare che i nostri consiglieri parlino per noi, il nostro scopo e quello di supportarli in un tema condiviso.

Probabilmente, per ritornare sulla questione dei numeri, è necessario coinvolgere quante più realtà analoghe possibili sul territorio per poter creare un tavolo di discussione. Questo è il vero risultato di questa campagna: Il fatto che ha smosso un pò le coscienze di tantissimi pescatori anche di quelli che si sentivano isolati rispetto al pensiero ”generale”.

A prescindere dall’esito della consulta è necessario che i pescatori tornino ad essere parte integrante della gestione e non solo entità passive in balia degli eventi politici. C’è un senso di ”rassegnazione” che va debellato. Il ”tanto le cose non possono cambiare” non porta da nessuna parte, mantre il ”..ma io cosa posso fare?” può determinare la svolta come dimostratosi nel nostro Collegio di Gorizia.

Semina trota marmorata

Facciamo un po’ di previsioni: Domani questa assurda proposta riesce a passare, quei pescatori che chiedevano sempre di più zone di pronto pesca saranno ben felici. Cosa succederà secondo te su quei fiumi?

Si innescherà il processo ben collaudato in cui un fiume necessita dell’intervento antropico per mantenere la biomassa salmonicola, un intervento che non può garantire costanza nel tempo, sia per i costi sia per l’impossibilità di far fronte alla pressione di pesca richiesta. Un corso in cui l’attività di pesca è concentrata in pochi periodi all’anno, in concomitanza delle semine e per il rimanente tempo abbandonata a se stessa e magari declassificata dagli stessi pescatori come ‘’fiume vuoto senza pesce’’.

Questo nella migliore delle ipotesi… nella peggiore il fiume potrebbe divenire un vero e proprio frigorifero all’aperto dove poter rimpinguare il proprio cestino. Questo ultimo aspetto è quello che preoccupa maggiormente in quanto alimenterebbe sicuramente il malcontento costantemente presente anche nei collegi “virtuosi” minando le basi del lavoro fatto in tutti questi anni. Per esempio se sullo stesso fiume ci sono due collegi, uno a monte e uno a valle, e quest’ultimo aderisce ai regimi sperimentali, potrebbe generare pressioni sul gestore di quello a monte da parte dei pescatori scontenti che pensano di vedere ‘’l’erba del vicino più verde’’.

In realtà non si può e non si deve parlare di pronto-pesca quando ci si riferisce alla trota marmorata. È una specie pregiata che va tutelata con tutta una serie di particolari accorgimenti, molti dei quali non graditi dalla maggioranza dei lanciatori. Ma per ottenere risultati bisogna sempre scendere a compromessi. Gestire bene vuol dire spesso divenire impopolare.

Quello che mi preme di sottolineare è che le perplessità nei confronti di una proposta non devono venir viste come un attacco all’ente stesso, bensì come una contestazione nei confronti dei personaggi che vogliono farlo funzionare solo in base ai propri interessi non accorgendosi (o fingendo di non accorgersi) di realtà ben gestite ad alta qualità (e aggiungerei invidiate) a livello nazionale come dimostrano gli elogi che riceviamo da pescatori di tutta Italia.

Tramonto sul fiume Isonzo

Se si interroga un qualsiasi pescatore in regione, a prescindere dalla sua tecnica, religione o posizione nei confronti del C&R, le risposte convergeranno in un’unica direzione: la chiave di volta sta nella gestione del pronto-pesca. Una sua limitazione genera una sorta di competizione per le risorse che indubbiamente rischia di alterare fisicamente la composizione dei nostri ecosistemi. È necessario trovare dei compromessi che permettano di ridurre la pressione sulla marmorata selvatica e allo stesso modo salvaguardarne le potenzialità mediante un’azione di vera e propria educazione alla pesca. Non con metodi ”diseducativi” come l’utilizzo di marmorate prontro-pesca o abbassandone la misura.

Questo è il ruolo primario che dovrebbe giocare l’Ente, il ruolo per cui l’Ente stesso esiste. Tutelare il pesce e la biodiversità ittica porta indubbiamente benefici al pescatore, viceversa parlare di tutela partendo dagli interessi del pescatore genera troppe incognite e si rischia di innescare meccanismi autoalimentati che lasciano al fiume ben pochi aspetti naturali.

La marmorata è un pesce che chiede dedizione e sacrificio a livello alieutico e tanta pazienza. Noi abbiamo aspettato quindici anni per raccogliere i risultati, partendo da un fiume ridotto al lumicino, aumentando la misura minima ed estendendola a tutto il fiume, ponendo delle limitazioni nelle tecniche fino ad arrivare all’amo singolo senza ardiglione, limitando i prelievi e il periodo di pesca a 6 mesi l’anno. E tutto questo non senza coinvolgere i pescatori nella cura del proprio fiume, perchè proprio gli stessi pescatori sono (e devono sentirsi) come parte integrante della gestione.

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