Ritornano i pirati del Po

Sembra ormai più un ripetitivo bollettino di guerra, eppure ogni volta la notizia non può che far preoccupare e invitare alla riflessione. La scorsa settimana infatti ci sono state nuove avvisaglie della presenza dei pirati del Po nella bassa, dopo che la scorsa settimana è stato rivisto in zona uno dei soggetti considerati più pericolosi dalle autorità. Per diversi giorni infatti l’uomo proveniente dall’Europa dell’Est ha girovagato sull’asta del Po e la sua presenza non è passata inosservata ai pescatori che frequentano il fiume.

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Non solo del semplice allarmismo!

Questo ritorno ha fatto preoccupare gli amanti del fiume anche se, dopo circa una settimana, il soggetto sembra essersi volatilizzato. Ma come mai uno dei più temuti rappresentanti di questo “ramo” del Po è tornato a farsi vivo? Le tesi sono tra le più diverse. Di sicuro, è un dato di fatto che queste bande abbiano impoverito il fiume in tutto il suo tratto e che, dopo aver depredato anche il delta del Po, forse questi malviventi stanno risalendo verso monte.

Queste le parole di alcuni pescatori della zona

Purtroppo siamo ancora al punto di partenza, perchè poco è stato fatto per contrastare questi fenomeni e a farne le spese sono i pescatori che sono in regola. Ciò che vogliamo ribadire con assoluta fermezza e chiarezza, a tutela di tutti, è che il pesce che si pesca del Po non può essere destinato al commercio: qui si può pescare solo per sport o per diletto.

Cosa altro stiamo aspettando?

Il bracconaggio è una piaga reale, sfido chiunque a sminuire ancora il problema. I nostri fiumi vengono quotidianamente depredati, eppure si fatica a trovare una soluzione. Si sono aperti tavoli di discussione con il governo, si sono spese parole in manifestazioni anche pubbliche da parte di alti rappresentanti della pesca nazionale, anche al Fipsas ha cominciato a prendere una posizione molto importante (e giusta) su questa piaga, spesso rivedendo anche alcune politiche molto discusse del passato. Eppure tutto tace, e il “bollettino di guerra” prosegue…

I pescatori sono stanchi di questa situazione, servono risposte e servono fatti, non più parole. Perchè non è possibile che nel 2015 debbano essere i pescatori a dover scendere sul fiume per pattugliare le sponde mentre le forze dell’ordine restano a guardare.

Quale potrebbe essere la soluzione? Cosa ne pensate?

Fonte

Gazzetta di Reggio

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