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Pescatori organizzano ronde contro i Predoni del Po

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Nel padovano i pescatori si stanno organizzando per ronde notturne per scovare i predoni di pesce. In altre province queste ronde di pescatori sono già in azione da qualche tempo, ma adesso gli amanti della pesca hanno deciso di tenere sotto controllo anche il corso dell’idrovia Padova-Venezia organizzando delle vere e proprie ronde nel tentativo di contrastare la pesca illegale tra il Brenta e il Tergola. L’intento è quello di fermare i bracconieri in azione in queste zone alla ricerca soprattutto di siluri e carpe di cui i fiumi veneti sono pieni.

Un traffico che ricorda molto da vicino quello dei predoni del Po, i pesci verrebbero rivenduti sul mercato nazionale romeno, dopo un allucinante trasporto infilati in enormi furgoni-frigo. Al contrario di noi italiani, in Romania il siluro è considerato un piatto gustoso. I predoni del pesce, che stanno colpendo anche le acque padovane, sarebbero appartenenti ad un’antica etnia che viveva di pesca sul Danubio, i lipoveni, e che ormai si è stabilita radicalmente in Romania, gente già ben conosciuta sulle sponde del Po.

Sarebbero arrivati in Italia dopo il famoso patto commerciale tra il mercato ittico di Milano e il consolato romeno del 2012, secondo cui bisognava assicurarsi flussi durevoli di prodotti ittici d’acqua dolce da destinare al mercato romeno. Sono proprio loro ad essere finiti nel mirino delle ronde, in tutto una cinquantina di persone che spesso però vanno in giro anche da soli, e si spostano da Ferrara fino a Padova, in costante contatto e pronte a segnalare qualsiasi anomalia alla polizia provinciale.

I volontari del comitato spontaneo “Difesa Acque” (che preferiscono rimanere anonimi per timore di possibili ripercussioni) hanno spiegato così i loro intenti:

È un disastro! Purtroppo ci sono moltissimi bracconieri, perché è così che vanno chiamati, provenienti dall’Est che stanno svuotando le nostre acque. Pescano di notte e con metodi del tutto illegali, utilizzando da immense e strettissime reti, all’elettrostordimento, fino al veleno.

Sono stati visti pescare a Vigonovo lungo l’idrovia Padova-Venezia, nella zona compresa tra le chiuse del Brenta e la passerella ciclo-pedonale di via Ariosto

È per questo che ci siamo organizzati, dopo aver fondato anche un gruppo su facebook (Comitato Difesa Acque). Ogni notte siamo di ronda e, fortunatamente, abbiamo solo recuperato tramagli, reti e altri oggetti che testimoniano il loro passaggio. Loro non li abbiamo ancora visti, ma sappiamo che ci sono.

Purtroppo, non ci sono più i nostri pescatori che una volta erano le vere e proprie sentinelle degli argini, né ci sono grossi controlli della polizia provinciale a cui spesso ci appelliamo, senza ottenere grossi risultati perché di notte non ci sono controlli

Il parere della redazione su queste ronde organizzate

Come sappiamo il problema del bracconaggio è una piaga che dilania le nostre acque, che l’opinion pubblica ha spesso ignorato. Nei mesi scorsi si sono tenuti diversi incontri pubblici tra esponenti di spicco della pesca sportiva italiana e le autorità che hanno avuto il merito di attirare l’attenzione su questo annoso problema.

Possiamo capire il desiderio di giustizia e le motivazioni che spingono i pescatori ad organizzarsi per cercare di salvare il proprio patrimonio ittico, ma non crediamo che sia questo il modo migliore per farlo. Sia perchè si stanno organizzando delle ronde con persone che non sono autorizzate ma soprattutto perchè queste persone, nonostante la loro buona volontà non sono certamente attrezzate per certi controlli e spesso non hanno neppure una formazione per gestire certe situazioni. Insomma, non crediamo che ci sia di che scherzare con queste cose, il fatto che gli stessi volontari vogliano restare anonimi per paura di ritorsioni ne è la riprova; non sono certamente una novità notizie di aggressioni sulle sponde dei fiumi ai danno dei pescatori, e qualche volta (anche se raramente) anche dei bracconieri.

Insomma è una situazione certamente difficile in cui le autorità devono intervenire seriamente per porre fine, una volta per tutte, alla piaga del bracconaggio nelle acque interne! In fin dei conti se i lipoveni sono scappati dal Danubio non è solo perchè hanno fatto già razzia in quelle zone, ma anche perchè le autorità hanno dato un vero e proprio giro di vite contro questi crimini, si parla addirittua dell’impiego dell’esercito in certe zone!

Fonte:

Mattino di Padova

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