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L’organizzazione dei predoni del Po è composta da 8 bande

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Torniamo a parlare dei predoni del Po, i bracconieri che da tempo saccheggiano le aque del nostro grande fiume in cerca di carpe e siluri da rivendere oltre confine. Il fenomeno si estende da Reggio fino al Mantovano, un giro di affari illegale da centinaia di migliaia di euro, con pesanti danni ambientali.

Le inchieste hanno rilevato che i pescatori di frodo attivi nel mantovano sarebbero più di 150, organizzati in almeno otto gruppi e che si spartiscono il corso del fiume con ruoli precisi e modalità d’azione da criminalità organizzata. Si stima che mediamente ogni gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20 quintali ciascuno di pescato che in gran parte finisce sul mercato romeno.

Dei predoni del Po, l’opinione pubblica si è già interessata in passato, ma non è mai stata portata alla luce la vastità di questa organizzazione criminale internazionale con un giro d’affari di svariate centinaia di migliaia di euro. Per non parlare dei danni provocati al fiume a causa dei sistemi di pesca illegali. I bracconieri infatti agiscono prevalentemente di notte utilizzando metodi di pesca illegali e invasivi che danneggiano pesantemente il letto del fiume: stendono km di reti e utilizzano la corrente elettrica.

Il pescato raccolto illegalmente viene trasportato e stoccato in mezzi e strutture non idonee ad alimenti, senza alcun controllo sanitario e con il conseguente rischio per la salute dei consumatori, visto che parte di questo pesce, probabilmente anche molto inquinato viste le condizioni in cui riversa il fiume, finirebbe sulle tavole degli italiani saltando la trafila dei controlli.

Associazioni di pesca e aziende del settore hanno più volte lanciato l’allarme anche per l’impoverimento della fauna del fiume, altro effetto del bracconaggio. Non ultimo, l’aumento di furti di motori e imbarcazioni su tutto il territorio. E veri e proprio atti di vandalismo verso i pescatori di professioni legalmente autorizzatie e addirittura aggressioni a danno dei pescatori sportivi che sono esasperati dalla situazione. Il danno, quindi, è ambientale, economico e sanitario.

La realtà dietro i predoni del Po comincia a venire a galla, e mai come prima il mondo della pesca ha puntato i riflettori verso i bracconieri, infatti lo scorso weekend durante il Carpitaly 2015, tenutosi proprio nel Mantovano, si è tenuta una importante conferenza denominata Bracconaggio 2.0 e che ha coinvolto diverse figure di spicco sia della pesca sportiva che delle istituzioni legate al territorio.

Fonte:

Gazzetta di Reggio

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