Il caso dell’orso Daniza può insegnare qualcosa anche al mondo della pesca

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Da settimana scorsa si fa un gran parlare degli orsi in Trentino Alto Adige e soprattutto di Daniza, l’orso che è stato abbattuto dopo che aveva attaccato un cercatore di funghi che si era ritrovato suo malgrado troppo vicino alla cucciolata di mamma orsa.

Sul web e sui media più tradizionali, come succede spesso nel nostro paese, il caso ha attirato l’attenzione di tutti: Si sprecano i servizi, i dibattiti e le considerazioni “sull’incidente”. Il virgolettato è d’obbligo visto che uno dei punti cardine della questione è proprio se si tratta o meno di incidente.

Chiunque ha voluto dire la sua: le associazioni animaliste si sono logicamente indignate per la questione, era prevedibile, e ora chiedono a gran voce di fare chiarezza

Logicamente queste associazioni si stanno già mobilitando anche per mettere in piedi sit in e manifestazioni. Tutti chiedono la dimissione delle amministrazioni responsabili, ma qualcuno però va anche oltre, lanciando l’idea di boicottare il Trentino Alto Adige non andando più in vacanza e non comprando più prodotti proveniente dalla regione.

Inutile dilungarsi sulla stupidità di certe affermazioni quindi proseguiamo questa analisi.

Come spesso accade in Italia, quando un evento attrae l’attrazione pubblica, molti personaggi celebri seguono il mucchio cercando di spiccare, spesso facendo anche brutte cadute di stile come ad esempio Bruno Vespa

O peggio ancora facendo bruschi cambi di rotta dimostrando, una volta di più la proprio incoerenza, è il caso di Matteo Salvini

Che però si dimentica velocemente di quando la Lega Nord, il suo partito, organizzava banchetti a base di carne d’orso per protestare contro il progetto Life Ursus. Proprio il progetto Life Ursus è quello su cui vorrei soffermarmi per la nostra analisi.

Life Ursus è un progetto di ripopolamento degli orsi promosso da varie istituzioni, tra cui anche la Comunità Europea che ha sovvenzionato il tutto. L’idea di fondo è semplice: catturare alcuni orsi e importarli sulle nostre montagne per riuscire a ripristinare una popolazione ormai allo sfascio.

Questo progetto è stato in fin dei conti un ottimo esempio di ripopolamento, un fiore all’occhiello di cui il nostro paese dovrebbe andare fiero: Da zero a 50 esemplari, un risultato provato anche in altre nazioni, come ad esempio in Francia, e fallito miseramente ma… poi è successo il caso Daniza.

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Come dice un giornalista Gabriele Lippi su Wired:

C’è il fallimento di un progetto di ripopolamento che si scontra inevitabilmente con l’invasività dell’uomo e con la sua voglia di prevaricazione sulla natura.

E questo è l’unico dato di fatto su cui non si può essere contrari: L’uomo è come sempre il vero problema.

Nel mondo della pesca siamo abituati a sentir parlare quotidianamente di progetti di ripopolamento, per noi è diventato ormai un semplice argomento di discussione al bar, bevendo una birra con i nostri compagni di pesca. E questo dovrebbe spaventarci.

  1. Pescatori, anche giovanissimi, che con nonchalance e ignoranza, spostano pesci da un bacino all’altro senza neppure sapere la pericolosità di quello che stanno facendo. Sto pensando a chi cattura dei predatori e li sposta nel laghetto sotto casa, magari anche in gran quantità, per il semplice motivo di poterli ripescare un domani.
  2. Pescatori che decidono della vita di alcune specie basandosi su leggende metropolitane e motivazioni del tutto infondate. Penso ad esempio ai siluri, che secondo alcuni pseudo esperti in materia, dovrebbero mangiare ogni giorno fino a 1/3 del proprio peso oppure ad alcuni presunti attacchi agli uomini che avevano già fatto partire in alcuni il raptus omicida.
  3. Associazioni, Federazioni e gruppi organizzati che mensilmente, se non addirittura settimanalmente in certi casi, rilasciano grandi quantità di pesce, per la promozione di un evento o di una gara agonistica, e non mi riferisco di certo alle trotelle buttate nei laghetti a pagamento la domenica mattina, ma ad esempio a quelle stesse trote rilasciate inutilmente ad esempio in tratti dove da li a una settimana il loro destino sarà quello di morire lentamente perchè non capaci di procurarsi cibo e di difendersi dai predatori o di passare in padella. Oppure penso a grandi quantità di Breme rilasciate in tratti di fiumi e canali (con il bene placido di Amministrazioni e Federazioni varie) per il sollazzo di alcune decine di garisti.

La lista potrebbe proseguire a lungo, ma credo non sia necessario proseguire.

Forse noi pescatori dovremmo imparare dal Trentino, ovviamente non la parte in cui si uccide un orso perchè ha difeso la sua prole, ma la parte in cui ci si imbarca in un progetto davvero ambizioso e si lavora quotidianamente per portarlo avanti, anche quando moltissimi remano contro per le motivazioni più disparate e alla fine si riesce ad avere ottimi risultati. Speriamo solo che la morte di Daniza non sia il pretesto per mettere fine al progetto Life Ursus, che deve continuare ad andare avanti e ad essere d’esempio per tutti noi.

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