A Rovigo continua il traffico di pesce con la Romania dei pirati del Po

Costeggiando l’argine del Po, dalla parte polesana, verso la foce, dopo Papozze, Bottrighe e Mazzorno, c’è un caseggiato che a prima vista sembra abbandonato, si chiama Borgo Fiorito. Lì abitano decine di famiglie di pescatori rumeni, quelli che vengono quotidianameno chiamati come i pirati del Po. Che sono passati dal essere bracconieri a pescatori professionisti con regolare licenza rilasciata dalla provincia di Rovigo.

Borgo Fiorito è nel comune di Adria. La proprietà è quasi tutta di Antonio Paglianti, imprenditore trevigiano che a differenza di molti altri abitanti della zona, dei rumeni parla benissimo:

attrezzatura dei bracconieriCi sono brave persone a Cavanella Po. So che stannocostruendo un albergo in Romania, sul Mar Nero. Mi stupisce l’inquietudine per questi rumeni perché gli italiani del posto sono molto peggiori

Ho comperato praticamente tutta Cavanella, con l’ex zuccherificio, dall’Eridania nel 1973, dal padre di Fabrizio De Andrè che era il presidente. Ho sistemato tutto e ora affitto gli appartamenti. Invece io sono stato derubato da un marocchino che si è messo d’accordo con gente del paese. E sto ancora subendo furti

I Rumeni hanno trovato che Cavanella è strategica per la pesca. Sono persone normali e bravissime. Ora hanno comperato anche un capannone dove hanno messo la cella frigo per conservare il pesce. Gente del posto li ha derubati, si è fregata le loro barche.

A pensarla diversamente è Gianluca Milillo, 41 anni, tecnico ambientale, giornalista, pescatore sportivo di Pescara con una grande passione per il Polesine e che in una recente intervista ha sentenzianto:

Stanno devastando il grande fiume!

Un effetto collaterale di alcuni gemellaggi (Quelli tra il delta del Danubio e il delta del Po. E in particolare quelli tra Tulcea e Rovigo) e dell’inadeguatezza della provincia di Rovigo che non richiede requisti tecnici e garanzie a chi vuole fare pesca professionale nelle sue acque.

Rovigo permette di fare ai rumeni quello che nella loro patria non è più permesso. Non hanno limiti nella captazione di pesca, non seguono protocolli sanitari. Pescano ovunque. Utilizzano sistemi di captazione come reti, corrente elettrica e altri tipi di trappole che non sono selettive

C’è stato un 80 per cento in meno nella captazione. L’intero ecosistema ha subito un danno. Sono state rilasciate le licenze senza valutare prima l’impatto ambientale, la sostenibilità sul territorio

Fonte

Il Resto del Carlino – I pirati del fiume Po, traffico di pesce con la Romania

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