Caccia al Salmerino di fonte sul Gran Paradiso

Nel Parco Nazionale del Gran Paradiso in Valle d’Aosta, i ricercatori lavorano a ripristinare gli ecosistemi di laghi e fiumi d’alta quota. Qui, sui monti tra Valle d’Aosta e Piemonte, nel Parco del Gran Paradiso, il più antico d’Italia con i suoi 90 anni festeggiati nel 2013, si è conclusa la prima stagione di campo del progetto Life+ Bioaquae, promosso dal Parco con il contributo dell’Ue.

lago rosset - parco nazionale gran paradiso

Obiettivo: il ripristino degli ecosistemi dei laghi e corsi d’acqua d’alta quota, una dei punti cardine della Convenzione per la protezione delle Alpi firmata dall’Ue e dagli stati che s’affacciano sulle Alpi.

La minaccia del salmerino di fonte

salmerino-di-fonteLa prima azione è sconfiggere un nemico dei laghi di montagna del Gran Paradiso, il salmerino di fonte, un salmonide originario delle acque fredde e temperate del Nord America, che vive principalmente lungo le coste atlantiche canadesi, nei Grandi Laghi degli Usa e nel bacino del Mississippi.

Secondo i ricercatori il salmerino di fonte sarebbe un super predatore che fa piazza pulita di pesci più piccoli e non solo: introdotto negli anni Sessanta in Piemonte e Valle d’Aosta, ha causato, nel tempo, la drastica perdita della biodiversità

Sono state posizionate decine di reti in ognuno dei quattro laghi interessati dall’azione di conservazione. In più di tre mesi sono stati catturati qualcosa come 8mila salmerini e, come nelle storie a lieto fine, nulla è stato buttato: gli esemplari pescati sono stati regalati a ricoveri per anziani delle valli del parco mentre altri sono stati stoccati per il nutrimento delle lontre nel Centro per la conservazione dei corsi d’acqua in Valsavarenche, in Val d’Aosta.

L’eradicazione del salmerino proseguirà anche nei prossimi anni (il progetto ha durata quinquennale) visto che, grazie a queste operazioni, si notano già alcuni timidi ma importanti segnali nel ripristino degli ecosistemi. In Piemonte, al lago Dres, in valle Orco, dei minuscoli crostacei chiamati Daphnie, ad esempio, nuotano già nella zona pelagica mentre al lago Nero, in Valsavarenche, sono stati trovati per la prima volta alcuni piccoli coleotteri nuotatori. E, ancora, al lago Djouan, nella stessa valle, alcuni tricotteri sono riusciti a sopravvivere.

Anche durante i mesi invernali le reti continueranno a rimanere sotto la superficie gelata dei laghi, proseguendo il loro lavoro di cattura, mentre i ricercatori si occupernano dell’analisi in laboratorio dei campioni raccolti.

In progetto anche operazioni per la difesa della trota marmorata

Il progetto prevede anche interventi a favore della trota marmorata, una specie minacciata, inserita nella lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della natura. Verrà realizzato un incubatoio ittico, visitabile anche al pubblico, e molti esemplari verranno immessi nei corsi d’acqua. Sempre per difendere le trote marmorate verranno prelevate e trasferite altrove le trote fario. Per migliorare la qualità degli habitat acquatici d’alta quota, sfruttando innovativi metodi di fitodepurazione, si lavorerà infine agli scarichi di rifugi e alpeggi.

Fonte:

La Stampa

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